Il presidente nazionale de Il Coraggio di Cambiare l'Italia, Giuseppe Graziano, chiede la revoca della sentenza emanata dalla Corte di Cassazione riguardo alla legittima elezione a Consigliere regionale della Calabria. Nel dispositivo della suprema Corte, infatti, c'è ed è palese un "errore di fatto" (così come è definito dall'Art. 395 N.4 del codice di procedura civile) avendo i giudici, nella sentenza, scambiato materialmente un documento prodotto, per un altro.
È quanto fa sapere lo stesso leader del CCI rappresentato in Cassazione, dal collegio composto dagli avvocati Alfredo Gualtieri e Francesco Saverio Marini, che hanno prodotto una chiara e ampia memoria atta a chiarire, in modo definitivo, le accuse poste dal ricorrente, primo dei non eletti nella lista della Casa delle Libertà, che aveva sollevato la condizione di illegittimità proprio nei confronti di Graziano.
--banner--
Questa non è una vicenda personale – aggiunge Giuseppe Graziano – bensì un caso che evidenzia come, alle volte, la burocrazia, le scartoffie ed i cavilli possono sovvertire il volere democratico. Purtroppo è stata messa su una questione cavillosa nei miei riguardi basata su una polemica di lana caprina, così contorta, acefala e paradossale tanto che gli stessi giudici cassazionisti hanno di fatto dato ragione alla mia memoria difensiva. O meglio, hanno dato ragione ai circa 10mila elettori che il 24 novembre 2014 avevano deciso di eleggermi in Consiglio regionale.
Da quanto si evince chiaramente dalla lettura del dispositivo della Cassazione – aggiunge e spiega Graziano - i giudici hanno scambiato l'accettazione della mia domanda di aspettativa da parte del Corpo forestale dello Stato con la domanda stessa. La normativa vigente è chiara sul punto e dice che avrei dovuto – come ho fatto - mettermi in aspettativa cinque giorni prima della presentazione della candidatura ma il termine ultimo dell'accettazione dell'aspettativa può avvenire anche entro e non oltre il giorno stesso della presentazione delle liste. Così come è accaduto. La Cassazione, compiendo un cosiddetto "errore di fatto", ha avvalorato la mia posizione, pur confermando la sentenza della Corte d'Appello di Catanzaro. Questi i fatti – conclude Graziano – che mi hanno spinto a chiedere la revoca della pronuncia della Cassazione e quindi ristabilire la democrazia che da ragione alla mia elezione avvenuta con diecimila consensi e non a chi invece vorrebbe rappresentare i cittadini senza averne alcun diritto, avendo preso circa la metà dei miei voti.