Reggio, il pentito Chindemi: “L’incendio dell’ex quartier generale di Paolo Romeo per distruggere documenti”

romeopaolo10giu 500di Claudio Cordova - "Mio fratello mi disse che l'avvocato Paolo Romeo era molto vicino ai De Stefano". Ad affermarlo, il collaboratore di giustizia Mario Chindemi, che ha deposto nell'ambito del maxiprocesso "Gotha", celebrato nei confronti della cupola massonica della 'ndrangheta reggina, di cui l'ex parlamentare Romeo sarebbe stato a capo.

Chindemi è fratello di quel Pasquale Chindemi, ritenuto uomo forte della 'ndrangheta di Gallico e assassinato nel marzo 2018, probabilmente per via delle mire espansionistiche su quel territorio, di cui era il reggente per conto della cosca Condello.

Il collaboratore è stato citato dal pm della Dda, Stefano Musolino, e ha riferito non solo sul conto di Romeo, ma anche di altri due imputati, l'avvocato Antonio Marra e Carmelo Cartisano, titolare del locale "Naos". Questi è considerato un soggetto di rilievo nelle dinamiche 'ndranghetistiche di Gallico, al pari di Domenico Marcianò, recentemente tra i condannati per l'omicidio di Giuseppe Canale, chiave nel delineare i nuovi assetti criminali di Gallico.

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Sia sull'omicidio Canale, che su quello di Mimmo Chirico, legato da vincoli di parentela con il pentito Paolo Iannò, si è intrattenuto Chindemi. Il collaboratore ha tratteggiato la figura di Romeo, assai nota sul territorio: "Mio fratello Pasquale mi disse che Paolo Romeo era massone e aveva grande influenza su Gallico". Chindemi è collaboratore solo da pochi mesi, quindi il suo racconto si spinge fino all'attualità, delineando rapporti e alleanze: "Gli avvocati Romeo e Marra erano in rapporti con Marcianò e Cartisano. Paolo Romeo passava i lavori a Marcianò e Cartisano, interveniva presso il Comune e dava loro informazioni preventive sulle delibere, che poi loro gestivano".

Il racconto di Chindemi, dunque, confermerebbe il ruolo baricentrico rivestito da Romeo, così come sostenuto dalla Procura di Reggio Calabria. Una delle accuse, infatti, riguarda la capacità dell'ex parlamentare di infiltrare le Istituzioni, soprattutto grazie a due politici come l'ex senatore Antonio Caridi e l'ex sottosegretario regionale, Alberto Sarra, entrambi imputati nel procedimento. Diverso, invece, il ruolo che Chindemi descrive con riferimento all'avvocato Marra, braccio destro di Romeo: "Faceva il 'leva e porta' tra Stato e 'ndrangheta, per questo mio fratello lo evitava". Il riferimento è ai rapporti con pezzi dello Stato che Marra avrebbe intrattenuto e che sono oggetto del processo.

Del rapporto tra Romeo e Marra, peraltro, parlano le numerose intercettazioni captate all'interno dell'ex ristorante "Fata Morgana", divenuto sede del Circolo Posidonia, la realtà associativa dietro cui si sarebbe celata l'associazione segreta retta da Romeo. Con la parvenza di trasparenza e di impegno per il territorio (su tutte, l'organizzazione della Festa del Mare), nei discorsi del Circolo Posidonia si sarebbe celata la volontà e la capacità di orientare la vita pubblica reggina e non solo.

Un vero e proprio quartier generale, l'ex ristorante "Fata Morgana", andato in fumo con un incendio nell'ottobre 2017, alcuni mesi dopo l'arresto dell'avvocato considerato a capo della cupola massonica della 'ndrangheta: "Quell'incendio è servito per distruggere alcuni documenti" chiosa in maniera inquietante il pentito Chindemi.