Caso Fortugno, a quattordici anni dall’omicidio che scosse l’Italia e che squarciò il velo di omertà nella Locride

Lagana Fortugno Maria Grazia celebrazionidi Mariateresa Ripolo - "Ogni anno intendo rinnovare la memoria e il sacrificio di Franco soprattutto per le nuove generazioni. Quelli che erano presenti e hanno vissuto quel momento nel 2005 ora rappresentano la nuova classe dirigente, quindi ritengo sia opportuno far conoscere ai giovani quello che è successo qui in Calabria quattordici anni fa", sono queste le prime parole che Maria Grazia Laganà, vedova di Francesco Fortugno, ha pronunciato stamattina di fronte a Palazzo Nieddu.

Sono trascorsi quattordici anni dall'omicidio che scosse la Locride, la Calabria e l'Italia intera. Un omicidio voluto dalla 'ndrangheta per eliminare un uomo politico che avrebbe potuto minare, a causa della sua integrità umana e morale, gli interessi che le cosche riponevano nella gestione della sanità calabrese, un intreccio tra mafia e politica che nel corso degli anni si è sempre più delineato, ma che ancora oggi presenta diversi punti oscuri. Era il 16 ottobre del 2005 quando Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria veniva freddato con cinque colpi di pistola nel cortile di Palazzo Nieddu in pieno centro a Locri da un sicario a volto coperto, Salvatore Ritorto. I mandanti, si sarebbe scoperto pochi mesi più tardi, erano Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, entrambi impiegati presso l'ospedale di Locri come caposala e infermiere.

"Nelle istituzioni è fondamentale essere uniti nella lotta al malaffare, alla criminalità organizzata. La morte di Francesco Fortugno ha segnato un momento di passaggio per tutta la nostra comunità, da allora niente è stato più come prima, Francesco Fortugno non è morto invano. La sua morte ha portato la società civile a capire che era fondamentale ricostruire su basi nuove la comunità mettendo da parte l'arroganza mafiosa, questo è il messaggio che lascia a tutti noi", ha detto il vescovo di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva, che ha poi concluso: "L'uomo delle istituzioni deve essere coerente, la gente vuole questo dai suoi governanti: coerenza."

Un monito alle istituzioni e a chi governa, quello del vescovo Oliva pronunciato durante l'omelia della messa celebrata nella cappella dell'ospedale di Locri. E oggi le istituzioni erano presenti, a partecipare alla commemorazione, oltre alla vedova Fortugno, Maria Grazia Laganà, anche Nicola Irto, presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Giulio Calvisi, sottosegretario di Stato al Ministero della Difesa, Giovanni Calabrese, sindaco di Locri e Mario Oliverio, presidente della Giunta regionale.

--banner--

Quest'anno ‑in occasione dell'anniversario dalla morte dell'uomo che con il suo sacrificio contribuì a far alzare la testa a migliaia di uomini e donne della Locride, e a giovani che sfilarono nelle piazze per dire il loro "no" alla criminalità ‑il tema scelto per celebrarne la memoria è la lettura: "La cultura aiuta ad essere liberi, bisogna spiegare ai ragazzi che è importante leggere, capisco che i social hanno preso il sopravvento, forse si legge meno, se si ha meno cultura si è meno liberi anche nel pensiero", così Maria Grazia Laganà spiega la scelta del tema di quest'anno, "Leggo per legittima difesa" è l'evento che si è tenuto presso il Liceo Mazzini di Locri, un reading letterario che ha visto come interprete principale l'attore Giuseppe Zeno. Durante l'evento sono state ricordate le vittime di mafia, dalla strage di Capaci all'omicidio di Rosario Livatino, il "giudice ragazzino". Maria Grazia Laganà si è unita al dolore delle famiglie dei poliziotti uccisi a Trieste: "So come ci si sente", ha detto commossa, e poi "Franco sarebbe stato contento oggi, tanti ragazzi a scuola, è anche così che si combatte la 'ndrangheta."