Le ragioni dei confindustriali per investire in Albania. E viceversa

ConfConfindustria24giugno3di Mario Meliadò-Sulle concrete opportunità d'investimento in Albania, alla sede reggina di Confindustria, a soffermarsi in dettaglio sarà soprattutto Roberto Laera, al quale si deve questa particolare giornata d'abbraccio commercial-istituzionale tra "il Sud del Sud" dell'Italia e il "Paese delle Aquile". Ma già in apertura è molto chiaro sul punto il presidente di Confindustria Reggio Calabria Peppe Nucera: «Quest'abbraccio è un'opportunità più che positiva. Promuoviamo gli investimenti in Albania, sì, ma dopo aver già fatto tantissimo per rivendicare le ragioni e e le potenzialità della Calabria: siamo stati col presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia a Gioia Tauro, nel febbraio dello scorso anno, io personalmente sono stato nelle Unioni degli industriali di Torino, Bergamo e Venezia per dire ai colleghiimprenditori "Venite in Calabria, perché che la Zona economica speciale, ci sono i contratti di sviluppo, c'è la "181" e così via, siamo stati nelle Università del Nord per parlare anche specificamente alle migliaia d'iscritti calabresi, per dire: formatevi, "rubate" un mestiere, ma poi tornate in Calabria. Insomma, il nostro impegno come Confindustria Reggio Calabria per attenzionare le ragioni del nostro territorio è totale e lo sarà anche in futuro. Ma al contempo, noi dobbiamo assistere i nostri colleghi imprenditori: gli imprenditori che guardano all'Albania sono pronti a sfruttare quest'opportunità anche per fare ammenda dei nostri limiti, snellendo il "muro" burocratico».

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«L'Albania è un piccolo Paese da quasi 3 milioni d'abitanti con un territorio paragonabile a una 21esima regione italiana: la Puglia, per dire, fa 4 milioni di residenti – osserva il console Adrian Haskaj –. Abbiamo tante cose in comune, e l'Albania tiene molto all'Italia, basti pensare solo al fatto che è proprio il vostro Paese ad averci aperto le porte nel '90. Nel tempo, comunque, oltre mezzo milione di albanesi s'è trasferito in Italia: oggi, l'italiano è visto in Albania come un amico».

Da tutti i punti di vista: infatti anche le cifre parlano chiaro, l'Italia assorbe quasi metà (il 48,2%) del totale delle esportazioni del Paese balcanico (che vanta una bilancia commerciale positiva verso i dirimpettai biancorossoverdi, visto che invece le importazioni parlano italiano "solo" per il 27,3% del totale).E comunque il made in Italy in Albania spopola, dal segmento classicamente agroalimentare al tessile e manifatturiero.

«C'è un Paese da sviluppare: visti i rapporti storici e quelli d'amicizia tra i due popoli – argomenta Haskaj –, noi albanesi preferiamo che siate voi italiani a venire a costruire futuro nel nostro Paese. E ci tengo a dire agli imprenditori, che giustamente prima d'intraprendere ogni forma di business con l'estero s'interroga sui livelli di sicurezza del Paese di riferimento, che da questo punto di vista in Albania troveranno esclusivamente sorprese piacevoli».

Il segmento energetico (con particolare riferimento alle fonti rinnovabili) e quello agricolo sono quelli che offrono le migliori chances d'investimento: più in genere, la posizione strategica al centro del Mediterraneo, l'esistenza di manodopera a costi ridotti, l'ottima tenuta dell'economia albanese anche in tempi di crisi, la larga diffusione della lingua italiana e la favorevole tassazione generale (col "pacchetto fiscale 2019" è crollata di due terzi l'imposta sul profitto per le imprese con fatturato annuo fino a 113mila euro circa, è dimezzata l'imposta sui dividendi, è scesa al 6% l'Iva per i servizi turistici e ristorativi mentre l'importazione di prodotti come macchinari e prodotti agricoli, pannelli fotovoltaici, frigoriferi e bus elettrici non sarà gravata da Imposta sul valore aggiunto).

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Tra gli altri interventi, nella fase introduttiva la referente Sportello Internazionalizzazione di Confindustria Reggio Calabria Mariella Costantino, Artur Beu del Ministero dell'Interno albanese (elemento di collegamento tra la Polizia albanese e quella italiana), il tenente colonnello della Guardia di finanza italiana Giampiero Carrieri, il già citato esperto d'internazionalizzazione Roberto Laera, amministratore di Italian Network.