Salvini a San Luca minuto-per-minuto: dal ‘gemellaggio solidale’ tra Locride e Genova …all’arte di dribblare le domande scomode

IMG-20180815-WA0011di Mario Meliadò - San Luca, provincia di Genova. È in questo territorio strambo, in questo limbo virtuale che viene a far visita il ministro dell'Interno e vicepresidente del Consiglio dei ministri Matteo Salvini (leader nazionale della Lega). Per alcune ore fisicamente l'inquilino del Viminale arrivato dopo un reggino (il mai evocato piddino Marco Minniti, solo pochi mesi fa il politico più popolare d'Italia in tutti i sondaggi d'ogni taglio ed estrazione: sic transit gloria mundi...) è nella più abbandonata Calabria aspromontana, a ricordare che lo Stato c'è, anche qui. Ma il cuore è inevitabilmente a Genova, alle vittime del crollo del ponte strallato eretto dall'architetto Riccardo Morandi, allo choc dei sopravvissuti, al moltissimo che c'è da fare adesso per evitare 'nuove Genova' in altri punti del Paese (Calabria compresa).

E così, il Ferragosto 2018 in questo pezzo di montagna reggina così come in ogni landa dello Stivale viene comunque associato al lutto e al dolore sordo per le 39 vittime nel capoluogo ligure, quasi nessuno – neanche tra gli addetti ai lavori – pensa, benché ci si trovi fisicamente proprio a San Luca..., che è 'anche' il lugubre undicesimo anniversario della strage di Duisburg, in Nordreno-Westfalia, dove proprio a Ferragosto del 2007 trovarono la morte sei persone (due ragazzi e un 39enne di San Luca, due fratelli di Siderno e un giovane di Corigliano).

In una San Luca, in una cittadina nella quale, peraltro, moltissimi – parlando con estranei e giornalisti, quantomeno – a tutt'oggi negano la reticolare presenza e mortifera incidenza della 'ndrangheta sul territorio.

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AMMINISTRATORI. Sono più o meno le 8,48 quando il ministro dell'Interno Matteo Salvini arriva a San Luca e varca il portone del Municipio, prima tappa della sua complessa giornata in quella che, nei giorni scorsi, in diverse iniziative pubbliche ha apostrofato come "la Capitale della 'ndrangheta": arriva dunque in anticipo, considerato che ai cronisti era stato detto di un primo step alle 9.

E il titolare del Viminale, a Palazzo di città, incontra – con notevole coerenza rispetto al genius loci – una serie di sindaci della Locride.

GEMELLAGGIO. I primi cittadini jonici gli fanno un assist in perfetto stile salviniano: prendendo lo spunto della coincidenza cronologica tra la tragedia ligure e la visita a San Luca, promuovere un 'gemellaggio solidale' tra la Locride e Genova. Un'idea che folgora il vicepremier, che – galvanizzato – immediatamente la restituisce a tutti i cronisti, facendo capire che quella degli amministratori locali del Reggino è davvero una gran bella idea e, in qualche misura, può dare il segno del reale 'senso' della sua visita in territorio sanluchese in un giorno di lutto come questo.

«Un gemellaggio, sì, un gemellaggio tra la Calabria e Genova: ne parlavo prima coi sindaci, il loro appello mi ha toccato – dice Matteo Salvini ai cronisti –. L'Italia che resiste, che si rialza: che non merita di morire così, ma neanche di non lavorare, d'essere costretta a emigrare... Quindi sì, da Genova a San Luca un momento di speranza, un momento di preghiera: si stanno ancòra cercando altre eventuali vittime».

A PROPOSITO DI GENOVA. Per forze di cosa, è un tema-clou. E il ministro ammette che «un elenco delle opere da monitorare si farà: è da ieri che tutti mi segnalano ponti, viadotti, fiumi, torrenti, montagne... anche qui in Calabria. Faremo un'enorme radiografia dell' 'Italia che soffre': ma non bisogna fare solo radiografie, ma anche spendere i soldi». Per il ponte Morandi siamo davanti a una 'tragedia annunciata'? «Non faccio l'ingegnere né processi senza adeguati elementi, però – rileva Salvini – quel ponte era sotto il controllo di una società privata, che guadagna miliardi facendo pagare uno dei pedaggi più alti d'Europa e che evidentemente non ha fatto ciò che doveva e non ha speso in prevenzione i soldi che doveva. Quindi, revocare queste concessioni, dare le multe più alte possibile, far pagare civilmente e penalmente coloro i quali hanno questi morti e feriti sulla coscienza è il minimo: dovranno pagarla cara, i responsabili... quello che non permetterò è che sia l'ennesima strage impunita, l'Italia ne ha viste anche troppe. Detto questo, io però voglio intervenire 'prima' – fa sapere il ministro dell'Interno –. Mi hanno segnalato situazioni di pericolo anche in Calabria (da Celico al ponte sul torrente Allaro, ndc): è giusto controllare ponti, viadotti, ferrovie, strade, autostrade prima dei disastri. E anche qui in Calabria mi sono impegnato a rompere le scatole perché tutti facciano il loro dovere. Nel primo pomeriggio insieme ad altri colleghi ministri sarò a Genova, per tentare di riportare tutto alla normalità prima possibile: ovviamente, ho tagliato un po' il programma calabrese. Che ci tenevo però a mantenere per dare un segnale d'orgoglio, di speranza: perché la Calabria non è 'ndrangheta, mafia, malavita ma tanta altra roba più bella».

GIORNALISTI. Già all'uscita dal Comune e dalla caserma dei Carabinieri qualche sparuto cronista riesce a porre qualche domanda a Matteo Salvini. E il ministro, per esempio, sulle opere pubbliche lamenta che «l'assurdo è che in molti Comuni i soldi ci sono, ma non si possono spendere per vincoli esterni». Più spesso, però, il leader del Carroccio 'non ci sente', o finge letteralmente di non sentire i quesiti.

Cosa si fa per contrastare la mafia? «Si portano lavoro, infrastrutture e presenza». Ma legiferare per rendere più semplici le rogatorie internazionali? Silenzio una volta; due volte. Tre volte. La legge sugli scioglimenti per mafia dei Comuni va cambiata? Silenzio una volta; due volte. Tre volte.

Sul prolungato mancato voto a San Luca, però, Salvini risponde: «A San Luca ci torno, ci torno e ci torno: perché il mio obiettivo, l'ho detto chiaro ai sindaci, è che ci siano elezioni comunali normali. Dopo lunghi anni di mancato voto per paura, che ci siano elezioni regolari». Mentre sta ancòra terminando la sua risposta, un cittadino a breve distanza non si cura minimamente dell'argomento e grida che «il sesso contro natura e la pornografia sono la rovina d'Italia» suggerendo un autorevole intervento. Il ministro offre una risposta su Genova, e neanche a metà viene stroncata da qualche garrulo fan che, senza affatto ascoltare le sue parole, urla «Grande Salvini!».

CARABINIERI. Due pregnanti tappe, tra quelle del 'giro' sanluchese del titolare del Viminale, hanno riguardato l'Arma dei Carabinieri, i suoi simboli, i suoi presìdi, i suoi martiri.

Sùbito dopo il passaggio in Municipio con annesso incontro con una delegazione del Comitato dei sindaci della Locride, un'accurata visita (preceduta e seguita dai rituali "onori" al ministro dell'Interno) ha interessato la caserma dei Carabinieri di San Luca, la cui realizzazione in passato ha occupato vibranti pagine di cronaca.

All'interno però non si va, anzi sì, o meglio no, perché i giornalisti vengono 'parcheggiati' in una stanzetta, o a ben vedere sì, perché "il ministro verrà a incontrarvi qui", come ad annullare per motivi di tempo la prevista conferenza stampa, ma tutto sommato definitivamente no, perché l'unico 'scorcio di Salvini' la cui vista è consentita ai cronisti prima di spostarsi tutti verso l'ex villa del clan Pelle è un'immagine più o meno lontana (nella circostanza, il deficit organizzativo si manifesta in maniera a dir poco disastrosa, con giornalisti fotografi e cameraman improvvisamente suddivisi di fatto in operatori dell'informazione di serie 'A', 'B' ...'Z', questi ultimi senza diritto di poter assistere, riprendere, immortalare qualcosa in maniera decente) del vicepremier che firma rapidamente il Registro delle Autorità.

Ci sarà, quanto all'Arma e alla memoria dello stesso brigadiere Carmine Tripodi (cui è intitolata la caserma sanluchese della Benemerita), anche un secondo step che sarà poi il fugacissimo 'tocco' finale dell'intero giro di Matteo Salvini a San Luca, per rapidità del trasporto e brevità dell'evento non seguìto praticamente da nessun giornalista, fotografo o cameraman: la deposizione di una corona alla bella stele commemorativa eretta a Ponte Cucuzza proprio in ricordo dell'estremo sacrificio di Tripodi, ormai 33 anni addietro, nel 1985.

'VILLA PELLE'. In un 'San Luca tour' più volte stravolto nelle ultime ore («causa forza maggiore») per numero di tappe e relativa sequenza, un ruolo centrale doveva avere e ha effettivamente comunque avuto l'accesso del titolare del Viminale alla villa confiscata alla 'ndrina sanluchese dei Pelle in località Giardino. Tre le operazioni svolte nell'edificio, come da programma: la firma (con relativa photo opportunity) della formale consegna dell'immobile alla Curia, la riunione del tradizionale Cosp (il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica) ferragostano e la prevista conferenza stampa.

In effetti il primo passaggio fila liscio: accanto al ministro ci sono il prefetto Michele di Bari, un galvanizzato Salvo Gullì (il commissario prefettizio che in questi anni ha positivamente 'cambiato i connotati' alla città natale di Corrado Alvaro), un sorridente ma misuratissimo vescovo della Diocesi Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva.

Ma le parole che lasciano il segno, ancòra una volta, sono quelle del ministro: «Ringrazio le autorità e la gente che mi ha tributato un affetto che mi ha stupito e mi ha commosso – allarga il sorriso il vicepremier Matteo Salvini –: speriamo di meritarlo coi fatti, arricchendo questa terra di lavoro e di Valori, questo è solo un primo passaggio di quelli che faremo per segnalare che lo Stato è forte: la 'ndrangheta deve capire che siamo più forti, siamo più belli, siamo più bravi».

COSP. Una nuova impasse si verifica invece al cominciare dei lavori del Cosp: incredibilmente le miriadi d'elementi dello staff del ministro dell'Interno «dimenticano» di chiamare una dozzina di operatori dell'informazione (mentre, naturalmente, non avevano affatto «dimenticato» di allertarne altri...), col disarmante risultato che anche in questo caso si crea una dicotomia tra giornalisti di serie 'A', 'B'... 'Z', e pure stavolta questi ultimi sono tagliati fuori: nello specifico, non possono fotografare o riprendere il 'tavolo' dei protagonisti del Comitato. Appena i diretti interessati si rendono conto dell'accaduto e (ovviamente!) protestano con qualche sparuta unità del Viminale, la sconcertante risposta è: «Beh, mi spiace ma purtroppo ormai il Cosp è iniziato e non potrete riprendere o fotografare, né adesso né dopo».

CONFERENZA STAMPA. Sarà stato un caso, che il ministro dell'Interno abbia 'dribblato' parecchie tra le domande più 'scomode'? No: come già altre volte in passato, lo fa sistematicamente pure in occasione della conferenza stampa nell'ex villa del clan Pelle.

Certo, in questo frangente fingere di non sentire proprio non si può: il ministro si limita a circumnavigare ogni argomento non gradito.

Per esempio, tanto per cambiare, sul crimine organizzato: potenziamento dell'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alle mafie (importante, prezioso capitolo l'incremento a 200 unità del personale dell'Anbsc «con quattro sedi principali» a fronte dei circa 21mila beni oggi amministrati dall'Agenzia, 15mila dei quali ridestinati, e dell'intenzione di «poter vendere i beni inutilizzabili da parte degli Enti locali») a parte, come effettivamente il ministro Salvini voglia "togliere agli 'ndranghetisti anche le mutande" come ha detto più volte in varie sedi non è dato sapere.

LODI. Come talvolta capita, invece che domande, in piena conferenza stampa si è costretti a sentire pubblici elogi di un governante da parte di qualche giornalista, che ricorda tra l'altro di come – a suo tempo – avesse detto proprio a Salvini «che in Calabria ci sarebbe molto bisogno di una Lega, per fare una Lega Nord e una Lega Sud... Adesso, molti amministratori calabresi e della Locride sono entusiasti della proposta politica leghista». In sala scende il gelo, anche tra i numerosi addentellati della 'macchina' del Viminale.

RIACE. Un vero e proprio 'argomento a parte', in conferenza stampa, concerne migranti e 'caso Riace'.

Sul centro jonico amministrato da Mimmo Lucano, il ministro dell'Interno evidenzia che «c'è stato un difetto di trasparenza nella gestione dei fondi per i migranti in molti centri d'Italia: anche in Calabria, anche a Riace. Quindi ciascuno risponderà di quello che ha speso, se l'ha speso bene o no, trattandosi di denaro pubblico».

Ma c'è anche chi ricorda le parole di una tra le più significative e influenti amministratrici locali di tutt'Europa, il sindaco di Barcellona Ada Colau, pronunciate proprio a Riace: "L'Italia non è Salvini, voi siete molto meglio di così", aveva scandito la brillante politica catalana, ma altre invettive sono arrivate in questi pochi mesi da significativi politici di tanti altri Paesi europei... «Mah... la Colau è il sindaco di Barcellona: della Calabria ci occupiamo noi, lei può dire quello che vuole... mi tocca men che zero», taglia corto il Maestro del dribbling, per poi aggiungere: «Riace, l'ho detto già anni fa... splendida città che può vivere tranquillamente anche al di là del fenomeno migratorio... M'incuriosisce che il sindaco di Barcellona, con una splendida città come la sua da aministrare, debba venire in Calabria per attaccare Salvini e il governo Conte: però, ripeto, ognuno è libero di usare il suo tempo come crede...». Il ministro evidentemente preferisce pensare che il problema non sia la scarsa considerazione che in vari Paesi europei (non negli Usa o in Russia, però, va detto) viene tributata alla sua politica 'sovranista' e per traslato al Governo italiano, ma sempre e solo Riace. Quasi un'ossessione.

Postilla, che da Riace va (accuratamente senza mai nominarlo) a Roberto Saviano e alle sue critiche sulla stessa comprensione del fenomeno-'ndrangheta da parte della Lega e dello stesso Salvini: Mi sono riproposto di non rispondere alle critiche, o meglio agli insulti di queste ore. L'antimafia, nel piccolo, qua si combatte coi fatti: agli altri lasciamo le pagine di giornali, film, romanzi, fotoromanzi e tutti gli annessi e connessi».