Monsignor Oliva: “Buon segno la visita di Salvini, se non resta un fatto isolato. I respingimenti? Il Governo deve riflettere…”

olivafrancescovescovo15agodi Mario Meliadò - Due sono le frasi-chiave per comprendere l'animo di monsignor Francesco Oliva, vescovo della Diocesi Locri-Gerace, rispetto alla visita del ministro dell'Interno Matteo Salvini. «Avere questo bene è una sfida», dice monsignor Oliva all'atto di firmare la ricezione della villa confiscata al clan Pelle di San Luca. E poi, rispetto all'itinerario monco della visita (in quanto, per poter essere alle 15,30 a Genova per un vertice urgentissimo dopo la tragedia nel capoluogo ligure, il leader leghista ha dovuto rinunciare a recarsi al Santuario della 'Madonna della Montagna' di Polsi): «Mi ha detto lui stesso che presto tornerà qui per visitare il Santuario mariano».

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Certo però, andando un po' in profondità, s'intuisce facilmente che l'animus del prelato al riguardo non sta certo soltanto in questi due concetti... Anzi.

Noi intervistiamo il vescovo locrese in modo curioso, facendo perno sulla sua strepitosa disponibilità: un po' camminando per qualche centinaio di metri in direzione del bene confiscato, un po' in macchina, durante il resto del tragitto.

La visita del ministro Salvini secondo lei che segno lascia, monsignor Oliva?

«Lascia il segno di una vicinanza: la vicinanza dello Stato a queste nostre popolazioni, che purtroppo a lungo hanno sofferto l'assenza delle Istituzioni. Dunque, penso che faccia ben sperare per il futuro e che sia un ottimo segno... se non rimane un fatto isolato».

Purtroppo, per i tragici fatti di Genova Matteo Salvini salterà però la visita al Santuario di Polsi, che per varie ragioni era la 'perla' di questa tappa sanluchese...

«Beh, intanto è giusto che vada nel capoluogo ligure. Anche a portare la solidarietà della gente del Sud. A me personalmente però, il ministro, ha promesso che tornerà presto a visitare anche Polsi, perché ci tiene: per me, anche questo è un segno importante. In passato, per tante ragioni l'isolamento di Polsi ha provocato 'in loco' la frequente presenza di gente della malavita: liberare Polsi dall'isolamento credo che sia molto importante, sia attraverso percorsi stradali più sicuri sia con una sempre maggior attenzione dello Stato».

A proposito di cose emblematiche... Importantissimo Santuario mariano, Polsi però, come ricordava lei stesso, è anche una storica roccaforte-simbolo della 'ndrangheta. E noi chiediamo a lei vescovo della Diocesi locrese, ma anche a lei membro del coordinamento calabrese di 'Libera': l'azione anticlan di questo Governo e di questo Viminale, fin qui, come le sembra?

«Credo sia necessaria un'azione sinergica per combattere la malavita, per combattere la stessa corruzione presente a tanti livelli... Sì, è necessario uno sforzo congiunto e sinergico insieme alla Chiesa, alle Istituzioni civili, alle agenzie di formazione; perché il problema è anche culturale, serve assolutamente formare la gente a capire appieno la negatività di questi fenomeni...».

...Insomma, una reale valutazione sarà possibile più avanti. Già in questi mesi, però, è quasi impossibile parlare di Salvini e di Calabria senza parlare della totale chiusura del Ministero dell'Interno agli sbarchi, che tantissime volte hanno visto centinaia di desperados approdare nel Reggino, spesso sulle coste joniche, come pochi giorni fa a Bianco...

«L'accoglienza, l'ospitalità è un valore: un valore imprescindibile in ogni comunità, in ogni società civile. Poi l'accoglienza, è chiaro, richiede anche un'attenzione particolare che concerne l'integrazione e riguarda anche la necessità di dare le giuste opportunità alle persone che arrivano, in modo che possano ricevere un'accoglienza dignitosa... non è un fenomeno indiscriminato».

E quindi, nello specifico, la convince la politica dei respingimenti? Sono azioni conformi ai valori cristiani?

«...Su questo, credo proprio che il Governo debba riflettere. Non si può respingere: bisogna valutare bene il fenomeno... La politica deve riflettere su questo, perché non si risolve il problema chiudendo le frontiere o alzando dei muri: bisogna trovare anche sotto il profilo prettamente politico la giusta soluzione, tenendo in debito conto il fatto umano. Chi viene respinto è una persona, una persona che ha una dignità e che ha anche un diritto all'integrazione: credo che anche le forze politiche, da questo punto di vista, dovranno studiare molto meglio il problema. E sono convinto che anche l'attuale Governo, alla fine, farà quanto necessario per trovare le giuste soluzioni a un problema che certamente non si risolve respingendo chi si trova in pericolo in mare».

Fin qui il colloquio con il cronista.

Qualche minuto più tardi, al momento di firmare per ricevere il bene confiscato (che di fatto ospita già da anni il Centro culturale 'Falcone-Borsellino'), poche parche parole: «È una sfida – ripete più volte monsignor Francesco Oliva, con un sorriso –. Con un bene confiscato elargito a finalità sociali si possono fare tante cose... è una sfida».