“‘Ndrangheta Stragista”, il pentito Onorato: “Il giudice Scopelliti fu ucciso per fare un favore a Totò Riina”

Scopelliti Antonino1«Non so chi è stato ma, l'omicidio del giudice Scopelliti è stato ordinato da Totò Riina e l'hanno compiuto i calabresi per fargli il favore. Se la sono sbrigata i Piromalli e Mancuso che erano i loro referenti». È stato il collaboratore di giustizia Francesco Onorato a dirlo, stamani, al processo scaturito dall'inchiesta "'ndrangheta stragista" rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo.

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Alla sbarra ci sono Giuseppe Graviano, boss del mandamento palermitano di Brancaccio e Rocco Filippone, di 77 anni, di Melicucco, indicato dagli inquirenti come esponente di spicco della potente cosca Piromalli di Gioia Tauro. Entrambi sono accusati di essere i mandanti degli agguati in cui morirono i carabinieri Antonio Fava e Giuseppe Garofalo e dei tentati omicidi dei carabinieri Vincenzo Pasqua, Silvio Ricciardo, Bartolomeo Musicò e Salvatore Serra, eseguiti da due giovanissimi killer della cosca di 'ndrangheta dei Lo Giudice, Giuseppe Calabrò e Consolato Villani. Onorato era un killer al servizio di "cosa nostra"; fu lui a sparare e a uccidere l'ex eurodeputato Salvo Lima nel marzo del 1992 a Palermo. Un omicidio avvenuto perché Lima «non aveva mantenuto gli impegni per la sentenza del maxi processo». Collaboratore di giustizia dalla fine degli anni Novanta, oggi in aula Onorato ha riferito di aver appreso che "cosa nostra" e 'ndrangheta calabrese «si scambiavano dei favori. Se c'era da fare qualche omicidio per conto dell'una o dell'altra lo si faceva. Tra questi l'omicidio del giudice Scopelliti fu un favore che i calabresi fecero ai siciliani». Onorato quindi si aggiunge, alla corposa lista di collaboratori di giustizia che indicherebbero questa circostanza per il delitto del giudice calabrese. Al momento la Dda dello Stretto continua ad indagare sull'omicidio di Antonino Scopelliti ucciso il 9 agosto a Piale, frazione di Villa San Giovanni mentre si trovava a bordo della sua automobile. Secondo quanto riferito dal "pentito Onorato" a morire , per mano della mafia siciliana dovevano essere anche «Andreotti con il figlio, Martelli e Mannino. Erano tutti politici che "convivevano" con cosa nostra e non avevano impedito che la sentenza del maxi-processo passasse in giudicato». I "referenti" politici dell'organizzazione siciliana cambiarono successivamente e i "nuovi" «erano Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri- ha detto sempre il collaborator di giustizia- si diceva di votare Berlusconi che poi si sarebbe interessato alla nostra situazione».