Concorso agli Ospedali Riuniti: chiesti 4 anni e 6 mesi per Demetrio Naccari

naccaridemetrio 500di Claudio Cordova - Quattro anni e sei mesi di carcere. È questa la richiesta di condanna avanzata dal procuratore aggiunto reggino, Gaetano Paci, per l'ex assessore regionale, Demetrio Naccari Carlizzi; per la moglie Valeria Falcomatà l'accusa ha invece invocato due anni e sei mesi di reclusione. I due sono imputati, dinnanzi al Tribunale reggino nell'ambito del processo per le presunte irregolarità nel concorso per l'assegnazione del posto di dirigente medico presso il reparto di dermatologia degli Ospedali Riuniti. Il procuratore Paci ha altresì chiesto la condanna a tre anni di detenzione ciascuno per Domenico Mannino, Paolo Vazzana, Igino Postorino, Giuseppe Crisalli e Giuseppa Caserta; per Antonino Bonura invece, chiesta la condanna a 2 anni di reclusione. Una requisitoria lunga e articolata quella del procuratore aggiunto Paci che arriva alla fine di un dibattimento lunghissimo celebrato davanti al Tribunale di Reggio Calabria: un dibattimento da cui è emerso uno spaccato assai intricato per quanto concerne il modo di intendere la Cosa Pubblica da parte di chi occupa postazioni di potere.

Un concorso che, secondo l'impostazione accusatoria, era stato fatto su misura affinché a vincerlo fosse Valeria Falcomatà, moglie di Naccari, nonché sorella dell'attuale sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Un caso che scoppierà dopo la denuncia della dottoressa Maria Carmela Arcidiaco, rappresentata dall'avvocato Francesco Albanese, convinta di aver subito l'alterazione del concorso pubblico per dirigente medico di primo livello che sarebbe dovuto andare – secondo quanto denunciato dalla dottoressa Arcidiaco e secondo la Procura – ad appannaggio di Valeria Falcomatà. Secondo l'accusa, infatti, sarebbe stata creata una commissione giudicatrice compiacente, proprio per favorire i coniugi Naccari-Falcomatà, rispettivamente cognato e sorella del sindaco Giuseppe Falcomatà, propostosi all'opinione pubblica come homo novus della scena politica reggina.

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Naccari, peraltro, denuncerà la dottoressa Arcidiaco. Una denuncia su cui già il pm Mauro Tenaglia (precedentemente in servizio presso la Procura reggina ndr) aveva posto diverse censure, poi avvalorate dal Gip Massimo Minniti, che nelle tredici pagine che chiudono la porta in faccia a Naccari darà ampiamente atto di come la dottoressa Arcidiaco "abbia illustrato una serie di circostanze fattuali ponendole all'attenzione dell'A.G. per le successive valutazioni di competenza". Già la stessa Procura aveva messo nero su bianco di credere alla versione della dottoressa Arcidiaco, che, assistita dall'avvocato Francesco Albanese, renderà diverse dichiarazioni testimoniali che per gli inquirenti sono "puntualmente riscontrate". Come elemento principale, infatti, vi è la registrazione che la dottoressa Arcidiaco effettuerà, all'insaputa dei protagonisti dei presunti abusi.

Durante la propria requisitoria, il procuratore aggiunto Paci ha riportato in luce tutta la vicenda enfatizzando la veridicità del racconto della dottoressa Arcidiaco. L'avvocato Albanese, durante il proprio intervento, dove ha ripercorso i fatti e snocciolato le intercettazioni, mettendo in risalto in particolare il ruolo rivesto da Naccari quale "dominus" indiscusso del concorso ed è per questo che ha chiesto che il Tribunali condanni gli imputati secondo quanto invocato dall'accusa

La vicenda del concorso in ospedale creerà non pochi imbarazzi alla famiglia Naccari-Falcomatà. Sia per il caso in sé, sia per le intercettazioni in cui Naccari userà parole durissime nei confronti del giornalista Michele Inserra, che su "Il Quotidiano del Sud", sarà uno dei più attivi sul caso: "Si venderà gli organi, si venderà... si venderà un piede, hai capito? Lui sa perché si venderà la casa, ammesso che ce l'abbia e anche direttore" dirà Naccari, sfogandosi.

Ora a rischiare la condanne è proprio Naccari. Prima del verdetto, però, la girandola delle arringhe difensive.