Siclari, il dramma della politica arrogante e l’inadeguatezza alla democrazia di chi lo vota

siclaricomiziofinale600di Claudio Cordova - La Prefettura di Reggio Calabria non ha potuto che procedere a quanto era doveroso: sospendere Giovanni Siclari, nuovo sindaco di Villa San Giovanni perché condannato in primo grado per abuso d'ufficio. Siclari, insieme all'allora primo cittadino Antonio Messina e a due assessori, era stato punito per aver concesso autorizzazioni a lidi e stabilimenti costruiti in area demaniale. Nello specifico il caso era quello relativo allo stabilimento "Banda Falò", un lido sequestrato, di cui l'Amministrazione di Villa San Giovanni, aveva autorizzato la costruzione, seppur in carenza di autorità.

Ha (stranamente) ragione la parlamentare del Movimento 5 Stelle, Federica Dieni: la decisione di Siclari di candidarsi, nonostante la condanna in primo grado, ha l'acre sapore dell'arroganza cui la politica nostrana ci ha abituato. Regista di tale manovra politica, il senatore di Alternativa Popolare, Nico D'Ascola che forse, ora che ha finito la sua incessante attività con la Scuola di Formazione Politica, potrebbe anche degnarsi di fornire qualche spiegazione. Il condannato Siclari è furbo due volte: la prima, infischiandosene della condanna di primo grado che pende sulla sua testa, la seconda, nominando, il giorno dopo l'elezione, Maria Grazia Richichi, forse annusando quanto stava per arrivare dalla Prefettura.

Una nomina che sotto il profilo amministrativo potrà pure essere legittima, ma che sotto il profilo politico è a dir poco inaccettabile.

Richichi adesso dovrebbe traghettare il Comune di Villa San Giovanni fin quando, evidentemente, Siclari non dovesse presentare (e vincere) il ricorso contro la sospensione sancita dalla Legge Severino. Alla dottoressa Richichi, l'appello: dimostri che la Calabria può essere effettivamente salvata da donne con spina dorsale e dignità e non si presti a tale intestazione fittizia di poltrona. Il progetto di Siclari, infatti, è quello di tornare ben presto in sella. E, si badi bene, non è di certo un colpo di stato.

Purtroppo.

Si, perché ha ragione anche Siclari: la vicenda era arci nota, perché tutto questo clamore? Perché, egregio sindaco sospeso, la gente l'ha votata. Capisco perfettamente che credere che il calabrese medio non sia pronto alla democrazia, possa essere visto come un pensiero fascista.

E, però, corro il rischio e lo penso.

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I cittadini di Villa San Giovanni – quasi 2500 - domenica scorsa hanno scelto chiaramente il proprio sindaco, nonostante la condanna in primo grado e la concreta evenienza (poi effettivamente verificatasi) che la Prefettura notificasse al nuovo primo cittadino la sospensione dalla carica. Con il 33, 16% delle preferenze, Siclari era stato eletto appena tre giorni fa. Al 28,56% si era fermato Antonio Salvatore Ciccone, mentre Domenico Aragona si era assestato al 23,55%. Molto staccata la candidata dal Movimento 5 Stelle, Milena Gioè, arrivata al 19,91%. Solo il 3,8% delle preferenze per Silvia Lottero.

Per carità, non stiamo parlando di un reato da ergastolo, ma il tema è quello del rispetto delle regole e della democrazia rappresentativa. Cosa deve accadere nella vita di un politico affinchè questi si consideri inadatto al ruolo? E, ancora, cosa deve accadere affinchè i cittadini possano finalmente esercitare in maniera dignitosa il proprio diritto di voto?

Per i villesi, infatti, non aveva e non ha alcun peso la condanna in primo grado. Non aveva e non ha alcun peso il fatto che stessero eleggendo una persona che, con una politica degna, non sarebbe stata nemmeno candidata. Non aveva e non ha alcun peso che Siclari fosse il vicesindaco nell'Amministrazione di Antonio Messina, sindaco condannato insieme a lui nel caso "Banda Falò", ma anche ormai ex primo cittadino alla sbarra nel maxiprocesso "Gotha", celebrato contro la masso-'ndrangheta reggina. Messina (e, per traslato, la sua attività politica) devono rispondere dei rapporti con l'avvocato Paolo Romeo, il presunto capo della cupola massonica della 'ndrangheta che, secondo la Dda di Reggio Calabria, aveva messo le proprie mani sul centro commerciale di Villa San Giovanni, La Perla dello Stretto.

Vicende, come dice Siclari (quando ha ragione, ha ragione), "arci note".

Ma nulla ha peso per l'elettore medio calabrese. E bisogna mettersi davvero d'impegno per risultare impresentabili a una cittadinanza che ormai ha abbassato pericolosamente la guardia rispetto a indignazione e controllo sociale. E allora il problema è senza dubbio rappresentato da chi, Siclari, nonostante una condanna in primo grado e una legge dello Stato, insista (sponsorizzato dall'avvocato-senatore D'Ascola) per la candidatura, ma anche di chi, la cittadinanza, non opera il controllo civico che solo all'elettorato può essere demandato, ma, anzi sceglie convintamente un candidato con tali caratteristiche.

E, del resto, i cittadini hanno politici e amministratori che si meritano.