Il giudice Tuccio, il mafioso della Piana di Gioia Tauro e gli “amici degli amici”

tucciogiuseppe17aprdi Claudio Cordova - Conferma in toto le già gravissime dichiarazioni messe a verbale in sede d'indagine. Il collaboratore di giustizia Giuseppe Scriva è stato citato dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo nell'ambito del processo "Ndrangheta stragista", che sta provando a ricostruire il ruolo delle cosche calabresi nella strategia della tensione messa in atto insieme a Cosa Nostra negli anni '90. Imputato, oltre al boss siciliano Giuseppe Graviano, è Rocco Santo Filippone: "Un signore, in ambito di 'ndrangheta", lo definisce Scriva. Filippone, soggetto di grande peso nella 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro (ma non solo), rimasto per decenni immune alle indagini.

Anche grazie, probabilmente, alle proprie "amicizie" nelle Istituzioni.

Scriva infatti conferma le circostanze che vorrebbero Filippone vicino all'ex magistrato Giuseppe Tuccio, attualmente imputato nel procedimento "Gotha", come componente dell'associazione segreta collegata alla 'ndrangheta, facente capo agli avvocati pregiudicati, Paolo Romeo e Giorgio De Stefano: "Ho ritenuto un fatto giusto essere con la giustizia e non con la delinquenza. Si chiama ndrangheta, si chiama così perché l'ho dichiarata io, l'ho detto io che si chiamava così. Mi hanno dato la carica di Giovane d'onore quando sono nato –poi sono diventato medaglione, massimo grado" dice Scriva. Prima di diventare collaboratore di giustizia, Pino Scriva è un uomo di altissimo livello all'interno della 'ndrangheta. E' in rapporti con i Bellocco, con i Pesce, con i Molè, ma, soprattutto, con i Piromalli, una delle famiglie chiave (insieme ai De Stefano) per il salto di qualità della criminalità organizzata calabrese, attraverso la "Santa".

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Secondo il racconto di Scriva, confermato in aula, Filippone aveva la disponibilità di una abitazione vicino a Melicucco. In questa casa trascorsero la latitanza non solo il cugino del collaboratore, Rocco, ma anche Domenico "Mico" Maesano e Giuseppe Rotolo di Rizziconi: "Quando uno è latitante incontra tutti, sono gli altri che non devono dire che ti hanno incontrato". Ricercato per l'omicidio Cunsolo, lo stesso Scriva sarebbe stato ospitato da Filippone: "Mi accudivano per non farmi trovare dalla polizia" dice. Rispondendo, in controesame, all'avvocato Guido Contestabile (difensore di Filippone), il collaboratore precisa: "Io non ho mai accusato Filippone di alcun reato, solo se avevo bisogno di una pistola o di un fucile, lui me li trovava".

Le parole di Pino Scriva sono gravissime, non solo circa l'appartenenza di Filippone alla 'ndrangheta, ma anche circa le presunte coperture di cui avrebbe goduto e, in particolare, quelle dell'allora procuratore di Palmi, Giuseppe Tuccio, oggi alla sbarra nel processo "Gotha", celebrato contro la masso-ndrangheta. Amicizie che avrebbero consentito a Filippone di dormire sonni tranquilli e di non essere mai accusato negli anni a seguire di reati associativi legati alla 'ndrangheta.

Scriva conferma quanto detto in sede di indagine: "Feci il suo nome indicandolo come 'ndranghetista all'allora Procuratore di Palmi, dott. Giuseppe Tuccio. Quando questi sentì questo nome, mi guardò e mi disse: "Rocco Filippone è amico di un mio amico di Reggio Calabria". Non fu scritto neanche il suo nome nel Verbale redatto dal dott. Tuccio in occasione dell'interrogatorio che io resi al predetto negli anni 1983-1984 presso la Caserma dei Carabinieri di Tropea. Mi chiedete se dopo aver fatto il suo nome rileggendo il verbale ho notato che lo stesso non era riportato, e vi dico che così ricordo. Certo è che Rocco Filipponenon venne processato e il Procuratore Tuccio mi disse chiaramente che era un amico di un amico".

Un amico la cui identità resta tuttora un mistero.