Parla Paolo Romeo: “Mi scandalizzo che altri si scandalizzino delle mie relazioni”

romeopaolo10mag 500di Claudio Cordova - "Sono qui per scrivere verità su una vicenda che grida vendetta per come è stata raccontata: io non mi sono mai mosso per interessi economici". Rompe il silenzio l'avvocato Paolo Romeo. Parla per ore all'interno dell'aula bunker di Reggio Calabria, dove si celebra il procedimento "Gotha", in cui Romeo è il principale imputato. Già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito del procedimento "Olimpia", Romeo è accusato ora dalla Dda di Reggio Calabria di essere a capo della cupola segreta della 'ndrangheta, quell'associazione segreta che avrebbe controllato tutto o quasi nella città dello Stretto e nei dintorni. Romeo sceglie di rendere dichiarazioni spontanee al cospetto del Tribunale presieduto da Silvia Capone. Il pm Stefano Musolino ascolta con attenzione, soprattutto perché il grosso delle dichiarazioni riguarda la rete relazionale di Romeo e le presunte ingerenze nel settore delle aste immobiliari e della grande distribuzione: questi, infatti, sono i temi che fin qui il dibattimento ha trattato.

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IL CERCHIO MAGICO

L'avvocato Romeo, allora, traccia un pregresso dei rapporti di conoscenza con i vari protagonisti delle vicende: "Senza sapere cosa è avvenuto prima, non si può ricostruire nulla" dice. E così il legale racconta di Giuseppe Chirico, imprenditore protagonista sia delle aste immobiliari (vicenda "Fata Morgana"), sia dell'affaire Perla dello Stretto: "Con lui ci sono rapporti quarantennali, gli sono stato vicino quando ha subito rapine e furti da parte della criminalità: per me è sempre stato una vittima della criminalità, lo consideravo un fratello minore e da me ha ricevuto solo suggerimenti, mai ordini". Rapporti stretti anche con gli imprenditori Felice Nava e Gaetano Miceli. Il primo, titolare dell'azienda che effettuò dal 2011 i lavori sul centro commerciale La Perla dello Stretto di Villa San Giovanni, ha anche un passato politico, essendo stato consigliere comunale nel corso della consiliatura con Demi Arena sindaco. Il secondo, titolare del ristorante "La Fata Morgana", situato a Gallico Marina, e dell'omonimo albergo. Personaggi imprenditoriali centrali nelle vicende immobiliari, al pari del funzionario di Corte d'Appello, Aldo Inuso: "Sua moglie, l'avvocato Franchina, è stata mia praticante nello studio professionale" spiega Romeo. L'imputato principale del processo "Gotha" fornisce anche una versione alternativa circa la celeberrima frase pronunciata, proprio nei confronti di Inuso "vi siete forse stancati di camminare", allorquando comprenderà un presunto doppio gioco sull'asta per l'hotel Fata Morgana (leggi qui l'articolo): "Ma secondo lei – dice rivolgendosi al pm Musolino – ero io che minacciavo Inuso o il mio era un tentativo di sedare Miceli che aveva in odio Chirico che aveva fatto l'offerta inaspettata? Miceli pensava a gesti inconsulti e io cercai di calmarlo". Nel narrato di Romeo, è la volta del commercialista Natale Saraceno, che Romeo avrebbe difeso in un caso giovanile che vide Saraceno imputato e detenuto per un fatto di sangue, quando era giovanissimo: "Ha studiato in carcere per un reinserimento nella società, perché chiunque ha diritto al reinserimento, checché ne pensi qualsiasi autorità di questo territorio. Proprio per il suo passato è stato sempre più osservante delle regole di tanti incensurati". E poi [OMISSIS PER DIRITTO ALL'OBLIO], anch'egli soggetto molto vicino a Romeo, protagonista della vita cittadina per via di numerosi incarichi professionali, da ultimo quello di vicepresidente di Fincalabra: "C'era una reciproca stima, io gli chiedevo consigli tecnici e lui sceglieva me per le mie competenze, ha sempre sentito il richiamo per l'impegno sociale e politico". Ultimo, ma non ultimo, l'avvocato Antonio Marra, considerato un vero e proprio braccio destro di Romeo: "Iniziai a frequentarlo nel 2007, dopo la fine della mia detenzione e nacque un rapporto di grande affetto e amicizia per via della mia passione, la pesca: aggiustammo la mia barchetta e spesso pescammo insieme". Un'amicizia consolidata con la Festa del Mare, organizzata dal Circolo Posidonia, che per gli inquirenti sarebbe stato il quartier generale dell'associazione segreta: "L'avvocato Marra dal 2011 si era trasferito sull'Isola di Vulcano e tornava a Reggio Calabria solo per alcune udienze. In quelle occasioni frequentava il Circolo Posidonia, che era un punto di riferimento culturale per la comunità". Proprio all'interno di quella sede, Romeo e Marra avrebbero intrattenuto diverse lunghe conversazioni, molte delle quali entrate pienamente a far parte del materiale accusatorio: "Facevamo riflessioni tra professionisti anche su temi criminali, ma in termini sociologici. Del resto, ho sempre rappresentato, anche in sede istituzionale, il mio dissenso circa l'esclusivo approccio repressivo verso la criminalità: l'approccio "del nemico" non paga in termini sociali, ma, anzi, è criminogeno, così come è criminogeno il carcere per come è strutturato oggi".

IL RUOLO "ISTITUZIONALE"

Rapporti leciti, talvolta riflessioni intellettuali, secondo il racconto di Romeo, che, come mostreranno le indagini, avrà negli anni un ruolo baricentrico nella vita reggina, confrontandosi con politici, magistrati in pensione, professori universitari e numerose altre categorie di rilievo sociale: "Tutti si relazionavano con me sapendo il mio percorso. Mi attribuivano capacità di relazione e ora molti si chiedono del mio sistema di relazioni: chi si relazionava con me toccava con mano la liceità delle mie condotte. Per questo io mi scandalizzo che altri si scandalizzino delle mie relazioni". Un passato criminale, vista la condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, ma anche politico, quello di Romeo, che ha ricoperto diverse cariche elettive, tra cui, la più alta, quella di parlamentare della Repubblica Italiana. E forse proprio per questo, Romeo continua a parlare di un suo ruolo usando la parola "istituzionale". A cominciare dall'affaire Perla dello Stretto: "Il mio coinvolgimento è occasionale, è Miceli che viene a cercarmi per un intervento con Chirico. Da quel momento io divento prigioniero, perché non assumo un ruolo partigiano, ma il ruolo istituzionale che mi viene riconosciuto". In quell'affare, a detta di Romeo, vi sono almeno due punti di grande interesse: le 52 unità immobiliari che dovevano ricavare 8 milioni di euro e i lavori di ristrutturazione e di manutenzione per oltre 2 milioni di euro. Per la Dda, l'ingerenza di Romeo è di natura criminale, facendosi egli portatore di interessi illeciti in virtù del proprio peso e del proprio carisma. Per Romeo, invece, sarebbe stato solo spirito di servizio, ruolo "istituzionale", appunto: "Abbiamo aperto il centro commerciale che prevedeva 300 unità lavorative, risollevando l'economia depressa di Villa San Giovanni". Per questo – a suo dire – Romeo sarebbe diventato nemico di qualcuno: "Qualcuno che ha trovato sponda amministrativa, dato che il Comune di Villa San Giovanni – con i sindaci La Valle e Messina – hanno tenute appese le istanze della Perla, forse per tutelare gli interessi di un altro centro commerciale che doveva aprire. Ma io mi sono sempre opposto all'arroganza amministrativa".