Foti a Radio Reggio Più: "La Reggina, più che di soldi, ha bisogno di idee e relazioni"

foti600di Paolo Ficara - Se i gradi di un goniometro sono 360, probabilmente Lillo Foti è andato oltre. Lo storico presidente della Reggina Calcio, ospite della neonata emittente web Radio Reggio Più, ha risposto a tutte le domande su passato, presente e futuro. Il protagonista indiscusso delle vicende calcistiche in riva allo Stretto, nel trentennio compreso tra il 1986 ed il 2015, non si è sottratto a nessun argomento. Alternando riflessioni, ricordi, pungoli ma anche, tra le righe, qualche messaggio ben preciso, in oltre un'ora di intervista.

"Ho speso tutte le mie energie per portare avanti la Reggina. Di questo percorso, mi è rimasto il piacere di confrontarmi ancora con tanti personaggi che hanno fatto parte di questo mondo, coi quali ci si guarda con simpatia – ha esordito Foti ai microfoni di Radio Reggio Più - Tanti calciatori hanno il piacere di farsi sentire. Fuori da Reggio, c'è ancora chi identifica la mia figura con quella della Reggina e con l'immagine che ha rappresentato".

Un progetto vincente, quello scaturito dal 1986 in poi: "Nell'idea mia e di Benedetto, che ha coinvolto Dattola e tutti gli altri con grande passione, c'era l'incoscienza di un gruppo di trentenni che voleva mettersi al servizio della città. Da lì, l'idea del centro sportivo ed altre, che hanno permesso alla Reggina di avere una sua luce per trent'anni. Dal Canada al Giappone, la Reggina è stata presente con grande partecipazione. I 67.000 di Yokohama rappresentano un'immagine straordinaria, che la Reggina non potrà mai dimenticare. Altrettanto l'amichevole col Real Madrid. A Cesano Boscone, prima di giocare a San Siro, siamo stati invitati da un club storico. Ho preso la macchina, assieme ad alcuni calciatori, per andarli a trovare: una marea di gente, l'intera giunta comunale, la banda".

Le risorse sono poche, per chi oggi fa calcio a livello di terza serie: "Il calcio è completamente cambiato, rispetto a quello che abbiamo vissuto. Non è un problema locale, ma nazionale. Siamo lontani dal restituire alla gente quella voglia, che oggi si racchiude in pochi eventi e non è più una partecipazione contagiosa. Non è più il calcio che è appartenuto a me. Ci sarebbe bisogno di una federazione più attenta, ed un calcio professionistico maggiormente tutelato. I numeri sono eccessivi, non vengono gratificati né la formazione né lo spettacolo. Ridurre il numero di squadre professionistiche è il pensiero di molti, ma ancora non si risolvono i problemi".

In questo momento le ambizioni della piazza sono superiori alle possibilità? "Ho sempre combattuto in silenzio per cercare soluzioni, che gratificassero le aziende che ho avuto il piacere o la fortuna di guidare. Ognuno di noi ha delle ambizioni. La mia città, in questo momento, è in grande difficoltà. Si adegua al contesto in cui vive. Bisogna avere la forza di migliorarsi e di cambiare il proprio percorso. I valori devono essere la base, assieme alla formazione ed ai progetti. Senza idee, ci si accontenta del contesto. Questo tipo di situazione non mi piace".

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Foti è tornato sui fatti del luglio 2015, con la mancata iscrizione: "La Reggina mi ha dato emozioni. Ho avuto la gioia di aver messo in difficoltà il Messina, portando il risultato a casa. Dopo, sono successe tante cose particolari. Il mio problema di salute ha inciso sul percorso della Reggina. È stato un momento triste, ci sono le mie responsabilità e non mi sono mai nascosto. Poi il Sant'Agata... Tante cose che, messe insieme, hanno portato a quel che è avvenuto. Ho sempre messo la faccia, presentandomi davanti a tutti nei momenti di difficoltà. In buona fede, credo che tante situazioni siano state accelerate. Alcune coincidenze, in altri momenti favorevoli, in quel frangente hanno determinato un altro tipo di percorso".

Questa la risposta di Foti, a chi chiede di dare un consiglio a Praticò: "Non credo che ci sia bisogno di un consiglio. Ognuno deve fare esperienza in prima persona, avendo la lucidità di capire i suoi errori. Della Reggio Calabria non so niente completamente, sono fermo a Messina-Reggina e a quell'esperienza. Non seguo molto il calcio. Ho voglia di portare avanti altri discorsi, l'unica cosa che potrebbe interessarmi potrebbero essere i giovani. Qualcuno sente la mia mancanza? Sono vivo e vegeto, ancora mi diverto".

Lo svincolo dei calciatori, determinato dalla Figc nel luglio 2015, forse è una ferita ancora aperta: "C'è la mia verità, assieme a tante altre cose su cui non ho certezza. Meglio guardare avanti. C'è l'errore mio, mi assumo ogni tipo di responsabilità. Nello stesso tempo, senza cercare alibi o scuse, sicuramente le mie condizioni di salute sono state quasi l'80% delle problematiche che hanno portato alla mancata iscrizione della Reggina".

Lo stadio di proprietà non realizzato, rappresenta un grosso rimpianto: "C'erano risorse e disponibilità, l'operazione avrebbe portato un contributo importante alla città. È mancata la volontà. L'idea era giusta, oggi serve comfort. Lunedì ne parlavo col nuovo presidente del Credito Sportivo. Mi raccontava di essere stato a Bressanone, da un'azienda che costruisce stadi laminari in pochi mesi. Le cose si evolvono, è accaduto ad Udine e a Frosinone. Lo stesso Juventus Stadium è stato sovvenzionato. È una mossa che fa crescere il pil di un territorio. Le strutture sono basilari".

"Missiroli, Barillà e tutti agli altri. Pensiamo a quanti ragazzi di Reggio e provincia, sono usciti fuori dal Sant'Agata, trovando oggi una gratificazione economica tra categorie professionistiche e dilettantistiche – ha osservato Foti con orgoglio - Oltre l'aspetto sportivo, queste sono le cose importanti venute fuori da 30 anni di Reggina Calcio. Istruttori bravi, organizzazione valida e strutture importanti sono stati alla base del risultato".

Tra le più serrate trattative di calciomercato, quella in territorio giapponese è indimenticabile: "Eravamo chiusi in una stanza d'albergo. Il direttore sportivo del Marinos, il procuratore di Nakamura, io ed un interprete. Ad un certo punto, ho detto che non sarei andato avanti se non mi avessero portato Nakamura. Sono andati a prenderlo a casa. Il suo volto non trasmetteva qualcosa. Girando la sedia, mi sono messo davanti a lui, gli ho detto in italiano che doveva venire con me. Una trattativa durata ore ed ore, con questo direttore sportivo che si assentava in continuazione. Ad un certo punto, ho voluto vedere cosa stesse andando a fare. Nella hall dell'albergo, c'erano centinaia di giornalisti: si fermava a raccontare le evoluzioni della trattativa. L'operazione si è chiusa in bellezza".

Le ultime battute riguardano un eventuale coinvolgimento futuro nella Reggina, nonché la trattativa saltata con Nick Scali: "I soldi sono un fatto necessario, ma alla base di tutto c'è bisogno di idee, rapporti e relazioni. La Reggina ha ottenuto tanto, per il proprio modo di approcciarsi con gli altri. Ci è stato riconosciuto un ruolo. Abbiamo portato rispetto e ne abbiamo ottenuto. Credo ci voglia passione, andando avanti per la propria strada. La trattativa con Nick Scali? Oggi sono un grande fan di Sydney e dell'Australia, ho passato giorni interi in uno studio commercialistico, con intorno una cinquantina di professionisti. Ho mostrato i bilanci della Reggina. Credo ci fosse la disponibilità, poi una serie di cose hanno fatto chiudere con un no quella che era una trattativa già definita".